G18 Perfida Albione 2… il ritorno!


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[alert close=”no”]G18 > Fort Hancock(TX) – Van Horn 118 km[/alert]

Secondo la cartina, lungo il percorso di oggi dovrei attraversare McNary, Esperanza, Sierra Blanca e Allamore. Dico dovrei, perché in realtà tre di questi quattro posti sono praticamente solo dei nomi, nel senso che indicano due o tre case in genere abbandonate e a volte qualche camper, qualche casa prefabbricata o qualche cosiddetta casa mobile in mezzo ai cespugli del deserto, dove, a giudicare dal disordine pazzesco che regna, qualcuno deve pur abitare.

Da qualche giorno mi accompagna un silenzio irreale, ma tutto sommato piacevole, un silenzio a cui nessuno di noi è più abituato, tanto è completo. Fa effetto sentire un nitrito distante chilometri, un uccello non meglio identificato che cinguetta da sopra un cactus, o alcuni cavalli che galoppano via spaventati quando mi vedono.

Però qui il silenzio, per la prima volta, si accompagna ad una sensazione di totale abbandono. Sembra l’ambientazione perfetta per un film di “Mad Max”.

Si percepisce che una volta c’era attività, c’era vita, ma la gente è andata via. E quella poca che rimane, intende farlo; la crisi ha colpito durissimo da queste parti.

Il gestore dell’unico negozio di Sierra Blanca me lo conferma: rimangono solo le guardie di frontiera, sono calati i turisti, le poche attività chiudono, compresa la sua tra poco.

Sarebbe un negozio di alimentari il suo, ma per sbarcare il lunario vende prodotti da ferramenta, biglietti della lotteria, stivali e gomma da irrigazione. Ha un poster di Schwarzenegger-Terminator-Governator appeso al muro, con su scritto: “Somewhere, somehow, someone is going to pay”.

Io di professione non faccio il veggente, ma qui, fino a prova contraria, l’unico a pagare è proprio lui.

Infatti dice che chiuderà e si concentrerà sul negozio che ha in un altro paese, dove vende (indovina indovinello…) armi: l’unica fonte di reddito sicura in una zona, per non dire in un’intera nazione, dove difendersi dagli altri, dai cattivi più o meno ipotetici, sembra essere la preoccupazione principale.

A Sierra Blanca c’è anche una lapide a ricordo del generale Byrne, morto in seguito al più classico degli assalti degli indiani: l’attacco alla diligenza su cui viaggiava, perpetrato da Victorio, capo Apache ribelle che, alla testa di un gruppo di guerrieri, mise a ferro e fuoco queste zone fino a che il 10° cavalleggeri non lo sospinse in Messico, dove i “Rurales” lo fecero fuori nel 1880.

Per fortuna, il percorso prevede un lungo tratto in autostrada, o meglio lungo una strada di servizio completamente vuota che corre a 10 metri dall’autostrada.

Dico per fortuna perché la strada è molto larga e l’aspirazione dei camion che passano di fianco è come una bella spintarella, molto benvenuta. Ma soprattutto è il teatro per un nuovo episodio della serie “Incontri improbabili”.

Si ferma una macchina in corsia d’emergenza e scedono due giovani che offrono da bere a me e a Karman, il canadese con cui finisco spesso per dividere la strada, visto che abbiamo orari e passo di marcia simili e destinazione comune.

Si parla della traversata e scopriamo che abbiamo a che fare nientepopodimeno che con l’aviazione di Sua Maestà Britannica, la regina Elisabetta, nota in Romagna come “la Sabêta”, parola dai molteplici significati. Ma non divaghiamo.

La storia è questa. Sei giovani militari (piloti di aerei da caccia, ma non solo) della Royal Air Force stanno andando in bici da corsa da San Diego a Galveston, in Texas, per quella che loro chiamano “Transamericana”. Dettaglio: se 2.000 km valgono una Transamericana, allora io posso dire che sto facendo il giro del mondo, ma tant’è.

È un’operazione fondamentalmente di pubbliche relazioni, reclamizzata con un blog sul sito della RAF per invogliare i giovani ad arruolarsi: così, sei vanno in America e tutti gli altri in Afghanistan! I sei ciclisti hanno una macchina a supporto e un maxi-camper per la notte: obiettivo, 150 – 200 km al giorno per due settimane circa.

Arriviamo ad un posto di controllo dove tutto il traffico viene convogliato: cani anti-droga, controllo passaporti, non si bada a spese insomma. Il canadese ed io passiamo come niente: il sergente Torres, ovviamente di origine “latina” come dicono qua, è affascinato dall’idea di visitare l’Italia. Ha sentito parlare della Toscana e che a Bologna si mangia bene. Gli dico che 50 km a est di Bologna si mangia ancora meglio e lui, disciplinatamente, prende nota!

Mentre ripartiamo, saluto gli aviatori inglesi, che hanno trovato un osso durissimo: stanno tentando senza molta fortuna di convincere il sergente Torres e un altro baffuto commilitone del fatto che anche loro sono militari, che non hanno bagagli sulle bici come me perché i bagagli sono sul camperone, che non hanno i documenti perché anche quelli sono sul camperone, che parlano un inglese “strano” perché sono inglesi, per l’appunto, che non sono immigrati illegali che cercano di passare vestendosi da carnevale, ecc ecc. Ma il camperone è in fondo alla fila del posto di blocco.

Buona fortuna, baldi aviatori!

Io, a dire la verità, quando ho visto che gli inglesi mi hanno fotografato e filmato, mi sono fatto una mia teoria del complotto.

All’inizio di questo blog ho criticato pesantemente la compagnia di bandiera britannica per la qualità del suo servizio. Punto sul vivo, secondo me il primo ministro ha dato ordine di seguirmi, fingere un incontro casuale e offrirmi assistenza ed amicizia, sapendo che poi avrei parlato bene di loro nel blog.

Astuta, la perfida Albione!
Ma non la si fa facilmente ad Aquila Calva, detto Volpe del deserto.
Deserto del Texas, ovviamente.