G23 Dottore, ho l’erpetologia?
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La “Texas Herpetological Society”, ovvero la associazione texana di erpetologia, non riunisce tutti coloro che soffrono di herpes labiale, cioè la cosiddetta febbre delle labbra che ci angustia quando l’organismo è indebolito.
Infatti, l’erpetologia è quella branca della scienza che studia i rettili, e secondariamente gli anfibi.
E qui, a Sanderson, paese di 700 anime alle soglie del Big Bend National Park, inconto Roy, il proprietario strabico del motel dove passo la notte.
Mentre mi sta registrando, noto sul bancone un grande libro con foto di serpenti del Texas e comincio a sfogliarlo con fare indifferente, come se a me i serpenti fossero simpatici: non l’avessi mai fatto.
Roy mi mostra la stanza alle mie spalle, che altro non è che il suo rettilario, una ventina di cassette che contengono alcuni dei principali rettili (vivi, ovviamente) del Texas. Una cassetta porta lo spiritosissimo avvertimento di non metterci le mani dentro. Mi guardo bene dall’entrare nella stanza e pur essendo nervosissimo faccio finta di nulla e butto lì:
“Ma le camere sono sicure, vero?”
“Certo, ma se vuole un serpente in camera sono 10 dollari in più, ha ha ha!”, mi fai lui con l’occhio in trasferta!
Umorismo del sud.
Più tardi, parlando con sua moglie, sento che Roy è occupato in un’altra casa giusto lì dietro e scopro che dei serpenti ne ha un altro centinaio, provenienti da tutto il mondo e che per nutrirli ha anche un allevamento di topi. Giuro che se ci fosse stato un altro motel sarei andato via di corsa; invece ho controllato tutti gli angoli della stanza e ho guardato anche sotto il letto prima di spegnere la luce, perché l’umorismo del sud va bene, ma qua la realtà supera la fantasia e uno che ha dei serpenti disegnati anche sulla maglietta per me ha un problema.
Superata la notte praticamente in bianco e col coltellino svizzero a portata di mano nel caso in cui, a colazione non ho potuto trattenermi dal fargli qualche domanda e sono rimasto stupefatto.
Roy ha un unico hobby nella vita, anzi una passione sfrenata: raccogliere serpenti, velenosi e non. Lo fa anche, dice, a scopo educativo, nel senso che tiene lezioni su questi animali a chiunque lo chiami, dalle scuole alle guardie di frontiera, passando per i turisti e altri appassionati del “settore”. Insegna come comportarsi nel caso si venga morsi e raccomanda di non succhiare il sangue e/o veleno, citando, come nuovo splendido esempio di umorismo del sud, la famosissima barzelletta del morso nelle parti intime che si racconta, pari pari, in tutto il mondo.
Mi assicura che da qualche anno si limita agli animali fino a due metri (capirai il sollievo), che esiste un commercio fiorente di rettili, che i cavalli sono gli animali che causano il maggior numero di morti e che c’è più gente che muore mentre pesca (perché cade nel fiume e annega) che non morti da avvelenamento da rettili. Se lo dice lui…
Mi mostra pitoni australiani, africani, crotali, serpenti a sonagli di ogni foggia e colore. Addirittura ha davanti a casa un enorme fossile di serpente. E a proposito di colore, si vede che alla fine della visita guidata ero un po’ pallido, perché mi ha offerto un caffé orrendo, ma ben zuccherato.
Ho scoperto che spesso va in giro di notte per le sue battute di caccia, armato solo di una torcia e di scarponi ben solidi. Le guardie di frontiera lo conoscono e lo lasciano fare, a loro non frega nulla del fatto che Roy non ha nessuna licenza per tenere il suo zoo personale. Anzi, a loro fa comodo avere uno così che vaga nel semi-deserto al confine col Messico e li informa se vede movimenti sospetti. Contenti loro…
Roy invece ce l’ha con lo stato del Texas, dove per legge non si può raccogliere un serpente che si trova lungo la strada, mentre si rosola al sole: verrebbe considerata caccia di frodo!
Piuttosto, per farmi capire quanti e quali erpetologi ci siano da queste parti (Roy si considera tale), mi dice che in giro per il deserto mi capiterà di vedere, piantate in terra, delle iniziali in ferro: sono in realtà delle piccole lapidi di gente come lui che ha chiesto di far spargere le proprie ceneri nel deserto, anzi nel punto preciso del deserto in cui hanno catturato il loro primo esemplare di “King snake”, il re dei serpenti e preda ambitissima ad anelli colorati: non è velenoso ma è cattivissimo, al punto che si nutre, stritolandoli, anche dei serpenti a sonagli.
Io non so voi, ma anche se il cielo prometteva pioggia, io ho preferito comunque prendere la strada, e chissà perché ho tenuto tutto il giorno gli occhi fissi sul nastro d’asfalto. È così che, dopo aver incontrato l’ennesimo posto di controllo, ho notato un’altra presenza insolita in corsia d’emergenza: due o tre pneumatici da camion legati con una catena. Ho scoperto anche a cosa servono.
Le pattuglie di frontiera li attaccano alle loro jeep e li usano per “spazzare” una striscia di terreno al lato della strada, in modo che possono ritrovare le tracce dei clandestini di passaggio o dei cosiddetti “coyotes”, coloro cioè che, dietro compenso, raccolgono i clandestini e li portano in un luogo sicuro. E pensare che Tex sapeva ritrovare le tracce dei banditi anche nelle acque del Pecos…
Finisco raccontando che la tappa è stata difficile a causa della pioggia, fine ma insistente per oltre metà del percorso, e per via del vento costantemente contrario o, nella migliore delle ipotesi, laterale. Pedalare controvento bagnati fino al midollo non è la cosa più piacevole del mondo, anzi è demoralizzante, come sa chiunque vada in bicicletta.
Quindi, come dice Roy, “è favoloso arrivare con l’ultima pedalata del giorno in un bel motel di campagna, fosse anche pieno di serpenti. Ha ha ha!”
L’umorismo del sud comincia a stancarmi.