G56 La barba spagnola
La cerimonia è stata rinviata per pioggia
Detto così sembra impossibile, ma quando è la coda di una tempesta tropicale che vi passa vicino, è consigliabile fare poco gli spiritosi.
E va bene che la cerimonia finale di questi “giochi” prevede il battesimo nell’oceano, però una cosa è bagnarsi i piedi e altra cosa è inzupparsi fino alle ossa.
Visto che non c’è il rischio che gli spettatori perdano i soldi del biglietto, o che l’Eurovisione perda i soldi della pubblicità, ho deciso all’unanimità di rinviare tutto a domattina, quando le previsioni danno un paio d’ore di relativa calma.
Saint Augustine è una destinazione turistica decisamente più carina della media vista finora e ha la particolarità di essere la città più antica degli Stati Uniti, visto che fu fondata nel 1565 da una spedizione spagnola ordinata da re Filippo II, il quale, tanto per gradire, riteneva che la sua Florida (con l’accento sulla “i”) andasse dal Golfo del Messico fin oltre il Canada, a nord, e fino al Mississippi, a ovest.
Obiettivo della spedizione era quello di cacciar via una colonia di Ugonotti, che si erano installati nella Florida attuale e avevano costruito Forte Carolina.
A sorpresa, risultò che i coloni erano meglio armati e più numerosi dei soldati venuti a cacciarli via, per cui, prudentemente, gli spagnoli si acquartierarono in quella che diventerà la città di Saint Augustine.
Al momento dell’attacco delle navi francesi, una tempesta improvvisa (simile a quella di stamattina!) respinse le loro navi verso sud, addirittura fino all’ attuale Daytona Beach, dove dovettero fare una lunga sosta ai box per riparare i danni.
Gli astuti spagnoli approfittarono di questa lunga sosta per attaccare il forte sguarnito e riprendere il controllo dell’intera zona.
Domani conto di fare un giro del quartiere storico, anche per vedere quel poco che rimane di “vecchio”, visto che la città fu rasa al suolo da un attacco inglese nel 1702 e che gli edifici più vecchi risalgono al 18° secolo.
A quell’attacco sopravvisse solo il castello di San Marcos, che vale la pena visitare anche per chi di castelli ne ha già visto una marea.
Infatti, le mura hanno la particolarità di essere state costruite con un materiale chiamato coquina, che è composto fondamentalmente da depositi preistorici di piccole conchiglie e coralli.
Quello che lo rendeva interessante, in un periodo in cui andava di moda cannoneggiare le mura per farle crollare, è la sua incredibile elasticità.
Dopo essere stati fatti asciugare per qualche anno, i blocchi di coquina assemblati formavano delle mura che assorbivano l’urto delle palle sparate dai cannoni, le quali si conficcavano nella struttura muraria senza sfondarla.
Il castello, che in caso di bisogno, come appunto nel 1702, poteva ospitare tutta la popolazione di Saint Augustine, fu una straordinaria realizzazione degli spagnoli.
Costoro erano sbarcati in Florida ancora prima della fondazone di Saint Augustine. All’inizio del 16° secolo, Ponce de Leon, a cui ancor oggi è intitolata una delle vie principali della città, sbarcò, secondo le sue biografie postume, alla guida di una spedizione incaricata di trovare nientemeno che la fonte della giovinezza, di cui si andava parlando, o meglio farneticando, fin dai tempi di Erodoto.
Neanche a dirlo, Ponce de Leon la fontana deve ancora trovarla, e più di un amico toscano ironizzerà sul fatto che il grande esploratore si chiamava Ponce, come loro chiamano la bevanda tipica di Livorno parente stretta del “punch” inglese e del “grogg”.
Comunque, la città di Saint Augustine ha pensato bene di creare un parco e ha battezzato la locale sorgente “Fonte della Giovinezza”.
I turisti pagano per entrare e, soprattutto, per bere alla fonte: almeno distribuisse del ponce… Mah!
Ricordo che anche il mago Copperfield ha sostenuto pubblicamente di aver scoperto una sorgente di acqua che ringiovanisce in un’isola che ha comperato (o qualcuno gli ha comperato a sua insaputa) da qualche parte nei Caraibi.
Dopo l’annuncio, si aspettano (ormai da anni!) le conclusioni degli scienziati.
A proposito di credulità popolare, a Saint Augustine esisterebbe anche una società segreta detta dei “Protettori della fontana della giovinezza”, i cui membri sostengono di sapere dove si trova la fontana e di essere longevissimi per averne bevuto. Non è dato conoscere il numero giornaliero di ponce consumati dai membri della setta.
Ma se il grande Ponce non trovò la fontana della giovinezza, fece comunque un grandissimo regalo alla Florida e alla sua futura economia.
Infatti, lui e qualche altro esploratore coetaneo introdussero nel continente americano un frutto carico di antiossidanti e vitamina C, che aiutò a mantenere giovane e in salute la popolazione della Florida: l’arancia.
In realtà, tutte le navi spagnole erano obbligate a portare semi e piante d’arancio nelle loro spedizioni, come rimedio contro lo scorbuto e altre malattie.
Oggi la Florida è fra i più grandi produttori mondiali di agrumi. Dettaglio: tutta la produzione va all’industria di trasformazione, che ne fa del concentrato; il povero ciclista tapino che si aspetta di trovare succhi freschi e spremute a tutti gli angoli, fa la fine del povero Ponce.
Il motivo è una spia interessante della mentalità di molti americani, che cercano la stabilità del prodotto, la sua assoluta identicità, volta dopo volta. Se uno si presenta con una spremuta di arance rosse, rischia di mandarli in crisi. Il discorso sarebbe lungo, ma è del tutto simile a quello che spiega il successo nei paesi anglosassoni (e non solo) di tutti i vini del Nuovo Mondo: puliti, corretti, non troppo cari, ma soprattutto sempre, irrimediabilmente uguali a sé stessi.
Alla faccia delle regioni, dei tipi di terreno e delle annate, a cui noi europei siamo così attenti.
Un ultimo riferimento spagnolo è a una pianta. In inglese è nota come Spanish moss, letteralmente “muschio spagnolo”. In realtà, non è né muschio né lichene, ma una normalissima pianta che però cresce sugli alberi di alto fusto. Data la forma e il colore, fa pensare che alle querce, ai cipressi, ai pini e in genere agli alberi delle foreste acquitrinose della Florida, sia cresciuta improvvisamente una lunga e folta barba. La leggenda vuole che si tratti dei capelli di una giovane sposa spagnola, tagliati dai Cherokee come avvertimento al marito, affinché non occupasse i loro territori con le sue piantagioni.
E chi si siede sotto una quercia e guarda in alto, vedrà questi folti capelli (nel frattempo divenuti grigi, evidentemente) saltare da un ramo all’altro, protetti da un esercito di maggiolini…
La leggenda è affascinante, ma è, appunto, una leggenda. Io invece ho uno scoop indiscutibile e documentato.
Un giorno, ai margini del sentiero che percorrevo in bicicletta, ho trovato una piccola sorgente. Ne ho bevuto un bicchiere e sono improvvisamente ringiovanito.
Un pezzo alla volta, a cominciare dai capelli.
Assomigliano un po’ al muschio spagnolo, ma adesso almeno sembro il chitarrista Carlos Santana.
O Benetton.
Oddio, guardando bene, non sarà che assomiglio a Briatore?
Ps: Domani, se tutto va bene, battesimo e foto finale. Se non riesco a mettere subito l’ultima puntata sul blog, sarà per il giorno dopo. Infatti è previsto l’arrivo del gruppone di Adventure Cycling: alla sera cenerò con loro e si farà tardi! Avete ancora poche ore per comunicare i suggerimenti per il nome da dare alla bicicletta.
Affrettatevi!