Se c’è il solleone e il caldo è ben tosto
puoi esser sicuro di stare in agosto
E dopo una birra, la quarta o la quinta,
non ci vuole niente che lei resti incinta.

Per questo motivo, è questo il messaggio,
parecchie persone son nate di maggio.
Potrai esser biondo, potrai esser moro,
ma nove su dieci il segno è del toro.

Sappiamo che un toro è testardo e tenace
vorrebbe far sempre quello che gli piace
Ma chi lavora con me, lo giuro su dio,
è libero di far… quel che voglio io !

Superstizioso, io non sono davvero,
però torno indietro se c’è un gatto nero
Oroscopo niente, non mi do la briga,
ma la nana con gobba per me porta sfiga.

Nel mese del toro c’è chi ha un vantaggio
ed è chi è nato il primo di maggio.
Pensate un momento a quanto è vile
vedere la luce il primo di aprile.

O gli altri ancora, che il lor compleanno
lo devono fare sempre a Capodanno?
C’è festa è vero, fan tutti baldoria
ma proprio per questo non è vera gloria.

Invece io dico, ripeto e mi onoro
di essere nato nel dì del lavoro
E a meno che uno non sia giù di testa,
per ventiquattr’ore non può non far festa.

C’è quello che dice: è una festa rossa
proletari del mondo, alla riscossa!
È vero, è giusto, ci sono anche quelli,
del resto non tutti si chiamano Agnelli.

Pur se oggi io qui fingo d’essere artista
chi mi conosce sa che son “comunista”…
Ma dopo che avrò letto il mio manifesto,
voi vi chiederete: Ma sogno o son desto?

Sì, voglio lottare per un ideale:
giustizia, uguaglianza, intesa sociale.
Sì, voglio un’ Europa che sento anche mia,
fatta di fratellanza e di armonia.

Ma io ho un sogno, forse un’utopia
per tutti nel mondo, persino la zia.
Che chiunque e dovunque non abbia denari
riesca lo stesso a comprar la Ferrari!

Ma quanti saranno mai quei poveretti,
colpiti dal fato, per sempre reietti?

Son tanti, son schiera, son gruppo, legione
per loro noi tutti proviam compassione

Saranno piccoli, storti, malfatti,
magari dementi, oppur mezzi matti?

Però c’è un dubbio, che rode un po’ dentro:
perché stanno tutti aggiro in centro?

Tu te li aspetti su una carrozzella,
magari appoggiati ad una stampella

E invece in divieto, e sulle strisce blu
Parcheggian tranquilli un bel Suv Bmw!

Scusate un momento, non ho ben capito
direi c’è un qualcosa che mi è sfuggito

Invalidi quelli? Ma stiamo scherzando?
Li tratto assai male, anche bestemmiando

Siete disonesti, e pure pezzenti,
Li mortacci vostri e di tutti i parenti !

Emilio Dalmonte 2017

C’è un grosso problema, certo in ogni città
che a Roma, io credo, ha maggior gravità.

Per caso è il furto, oppure il borseggio?
No, è la ricerca di un buon parcheggio.

Ci sono migliaia di auto e di moto
che hanno per tetto il cielo immoto.

Io chiedo curioso: ” O palazzinaro,
perché il mattone ogni giorno è più caro,

allorquando si sa (mais, parbleu quel dommage)
che agli appartamenti mai facesti il garage?”

“E tu assessore, che all’edilizia
lavori ogni giorno, con grande perizia,

perché nel tuo ufficio sempre hai permesso
sgombero, cucina, bagno e triplo cesso

ma mai imponesti che fosse concessa
anche una licenza per l’autorimessa?”

Così ogni giorno, miseri pedoni,
noi siam soffocati da Panda e gipponi.

Se c’è una morale di questa storiella,
volere o volare è pur sempre quella

Se al governo ci sta il Brancaleone,
si fanno favori a Caltagirone.

E manco vivessi in centro a Manila
anche la mia auto sta in quadrupla fila !

Emilio Dalmonte 2017

Di certo una cosa a Roma non manca,
è quella bestiaccia orrenda e mai stanca
ch’ ognun che la vede scatta e smoccola,
gridando a tutti: “Ce sta ‘na zoccola!”

Io che qui giunsi da una terra lontana
avevo già visto una pantegana.
Ma questa di Roma è un altro animale,
enorme, cattiva, è il modello imperiale.

La sua presenza, come poi vedremo,
risale ai tempi di Romolo e Remo.
E ‘sta bestia ispirò quel Vate sì fine,
che il “ratto” cantò, pur se delle Sabine!

Ricordo Cesare, che andando in Senato,
disse a Calpurnia: “È un dì fortunato!”
Ma quando un topaccio incrociò la sua biga,
lui disse sgomento: “Per me porta sfiga!”

Poi venne Nerone, poeta valente,
però un po’ nervoso e molto impaziente.
La sua soluzione era radicale,
bruciare i topi con la Capitale.

Provò Vespasiano, che non era un fesso,
facendo pagare una tassa sul cesso.
Ma i roditori, che non sono cicogne,
restaron tranquilli nelle loro fogne.

Poi viene Adriano, e fa :”Son sicuro,
risolvo il problema facendo un bel muro!
E se trovo topi al di qua dei confini
li sbatto in galera perché clandestini”.

Lui provò a venderla come una trovata
e tutti gli disser ch’era ‘na cazzata.
Ma ciò che allor fece un coglione nostrano
lo fa oggi un altro, però americano.

Pur se in questa città passarono in tanti,
nessuno trattò i problemi importanti.
Chigi o Borghese, Sforza o Orsini,
i topi di Roma fan sempre festini.

Poiché gira e volta le storie son quelle,
proviamo ad uscirne con i cinque stelle.
Se sorci e topacci li hai nei paraggi,
nessuna paura, ci pensa la Raggi.

Emilio Dalmonte 2017

Marziali, eleganti, all’occhio perfetti,

al pari di funghi, stan spesso in gruppetti.

Si posson trovare, voi sapete com’è,

non lontano dal bar, dove bevon caffè.

Raccontan giulivi al colto e all’inclìta

Dov’è tale strada, dov’è tal salita.

Dispensan consigli, da mane a sera,

di qua la vettura, di là la corriera.

Con gesti eleganti, che sembran la Fracci,

allontanano i rom, coperti di stracci.

D’incanto van via, sia pioggia sia neve,

se c’è troppo vento, o se il traffico è greve

Se poi San Silvestro vi è da festeggiare,

han tutti un malanno da farsi curare.

Ma il romano lo sa, è questo l’andazzo,

i vigili urbani non fan proprio un cazzo.

Emilio Dalmonte 2017