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governo in bilico?

Ci sono due cose che detesto quando vado in bicicletta: la salita e la pioggia.
Oggi ho avuto l’una e l’altra in abbondanza. Ovviamente c’era da aspettarselo, visto che attraverso un paese prevalentemente collinare, dove piove in media 135 giorni all’anno. però la combinazione rimane sempre micidiale.

Worcester-Ironbridge 40 miglia. 31-7-2013

Worcester-Ironbridge 40 miglia. 31-7-2013

In questi giorni piove perché il vento si è rimesso a soffiare come deve, cioè da sud-ovest. Il che va benissimo da un lato, perché mi soffia quasi alle spalle, ma dall’altra parte porta con sé dell’oceano masse di aria umida e quindi le abituali perturbazioni.

Perciò stamattina ho fatto buon viso a cattivo gioco, ho indossato tutto il materiale impermeabile che ho con me, cioè copriscarpe, calzoni e giubbotto con cappuccio, e mi sono incamminato verso il mio destino. Scaramanticamente, ho provato a recitare sottovoce tutte le poesie imparate a memoria da bambino che avessero una qualche attinenza con la pioggia, ma non è servito a niente, se non a rinfrescare la memoria.

Pecore e rape

Pecore e rape

Oltre ai classiconi, D’Annunzio e Montàle in primis, è venuto naturale ricordare “La pioggia”; mi ha fatto capire che, a differenza del suo contemporaneo Alfredo Oriani, romagnolo come lui, Giovanni Pascoli non è di sicuro mai andato in bicicletta, sennò non avrebbe mai scritto un verso come questo:

Il sol dorò la nebbia della macchia,
poi si nascose; e piovve a catinelle.
Poi tra il cantare delle raganelle
guizzò sui campi un raggio lungo e giallo

Effettivamente stamattina il sole non si è visto per nulla, mentre c’era una nuvolaglia bassa e umida che quasi faceva arrugginire la catena della bici. E le raganelle… ma quando mai? Gli unici rospi in circolazione erano quelli che mandavo giù io assieme a qualche irripetibile imprecazione non appena la strada si impennava.

Pista ciclabile nel bosco

Pista ciclabile nel bosco

Meglio avrebbe fatto Pascoli a scrivere versi meno poetici, ma più vicini alla realtà delle cose, del tipo:

E il sol chi l’ha mai visto
In quest’ umido paese?
Vai, di GoreTex provvisto
O mio buon cotignolese…

Poi, improvviso colpo di scena: ho preso il treno!

Per dire la verità, era un diversivo programmato, non dovuto al fatto che ero inzuppato in parti uguali di pioggia e sudore: si trattava semplicemente di provare l’ebbrezza di prendere un vecchio treno coi sedili di legno e tirato da una locomotiva a vapore, che copre una dozzina di miglia lungo la vallata del fiume Severn, che, fra parentesi è il più lungo d’Inghilterra e sfocia nella baia di Bristol, dove ero due giorni fa.

Ponte sul fiume Severn tra Bristol e Chepstow

Ponte sul fiume Severn tra Bristol e Chepstow

L’atmosfera a bordo, nonostante l’età della locomotiva, non è propriamente quella dell’Orient Express.

Diciamo che il pubblico dei viaggiatori è fatto per metà di turisti americani che un treno vero non l’hanno mai visto, per cui fotografano tutto: i sedili, la ritirata, le tendine e il bigliettaio, e quando la locomotiva fischia si mettono a urlare “ciuff ciuff” come se fossero tornati bambini.

L’altra metà è fatta invece di bambini veri, inglesi, accompagnati da nonni impassibili che manifestano uno sdegnoso distacco nei confronti delle intemperanze verbali di questi ex-sudditi delle colonie. I bambini, dopo uno sguardo fugace a quelle colline verdi, bagnate e tutte uguali, silenziosamente giocano col telefonino.

Immagine della speranza

Immagine della speranza

All’arrivo a Bewdley, il capolinea, vengo accolto da un bel cielo color ghisa e dal tamburellare festante della pioggia, fine, insistente e monotona; per cui decido di fermarmi a mangiare nel pub della stazione, una specie di circolo ferrovieri aperto al pubblico. In onore a Pascoli e alle sue raganelle, vorrei tanto ordinare un piatto di rane fritte, ma il pub non ha la cucina, quindi mi devo accontentare di quello che c’è: caffè riscaldato, arachidi salate e un grande classico della gastronomia britannica: la “pork pie”.

Achtung. Pork pie!

Achtung. Pork pie!

Cos’è? Con un po’ di buona volontà lo potremmo chiamare un “pasticcio di maiale in crosta”. Qualcuno più cattivo di me lo definirebbe un pasticcio e basta. Diciamo che è un contenitore simile a quello del “pasty” della Cornovaglia, fatto di farina, acqua e lardo, riempito però di carne di maiale cotta, condita e tagliata a pezzi, a cui si aggiunge una gelatina personalizzata. Come sempre in questi casi, il prodotto industriale che si trova al pub è molto peggiore di quello che le mani sapienti delle “arzdore” inglesi sanno confezionare in casa. Per cui, il mio giudizio è sospeso.

Prima di uscire per cena ho fatto sosta in negozio che si vanta di fare una “pork pie” artigianale famosa in tutto il mondo. Nientemeno. Ne ho comperato una e, da bravo giudice imparziale, non influenzato dalle pressioni della piazza, dalle arringhe del PM e degli avvocati, né dalle possibili conseguenze della mia decisione sul futuro del paese, stanotte rifletterò. Domani, primo agosto, la sentenza 🙂

Famoso in tutto il mondo ?

Famoso in tutto il mondo ?

Ultima considerazione sul tempo, stavolta di ordine linguistico. Le previsioni del tempo in questo paese si risolvono quasi sempre nella stessa formula: “showers, with sunny intervals”, ovvero “rovesci accompagnati da schiarite”. Ho sempre trovato buffo che la parola “shower” significhi, oltre a rovescio, anche “doccia”.

Ecco, domani spero tanto di fare la doccia prima e dopo la tappa in bicicletta.

Non durante.

Pericoloso concorrente  del Team Royal Mail

Pericoloso concorrente del Team Royal Mail