Tag Archivio per: periferia

Una storia di periferia

Giornata lunga, come da programma, e un centinaio di chilometri coperti, equamente divisi tra pianura e saliscendi. Quella che comincia a farsi sentire è indubbiamente la fatica fisica, ma da due giorni a questa parte la relativa bruttezza del paesaggio è un’aggravante non da poco.

image

Archeologia industriale

Sto attraversando zone che hanno conosciuto periodi di abbandono rurale, di sviluppo industriale frenetico, di sfruttamento minerario e di crisi massicce che hanno lasciato tracce evidenti. In questi giorni, ci si è messa anche la società Cuadrilla, che a dispetto del nome da ballo sudamericano, è una società petrolifera a tutti gli effetti. Ha appena richiesto varie autorizzazioni per cominciare a perforare anche in questa contea del Lancashire alla ricerca del gas di scisto, da ottenere con la tecnica del cosiddetto “fracking”, contestatissima dagli ambientalisti e dalle popolazioni locali.

Crewe-Preston. 62 miglia. 3-8-2013

Crewe-Preston. 62 miglia. 3-8-2013

Seguendo le indicazioni della guida, finisco per evitare i centri urbani maggiori, anche se fa una certa impressione vedere sulla cartina il groviglio di strade e autostrade che devo superare per aprirmi un varco in questa mega-agglomerazione urbana che vede Liverpool, poche miglia a ovest, e Manchester dall’altra parte: volendo, una specie di metaforico dribbling tra due grandi protagoniste della Premier League!

Ma, calcio a parte, cerco di districarmi in una immensa periferia post-industriale. Raramente le periferie di questo tipo sono belle, e qui non fa eccezione. Anzi, a rischio che gli abitanti si offendano, ho concluso che in molti dei paesi che ho attraversato la cosa esteticamente più bella era il cimitero.

Storia vissuta

Storia vissuta

Con quelle file disordinate di lapidi senza fiori, sparse nel cortile della immancabile chiesa di pietra, si crea una specie di oasi romantica che un muretto separa dalle brutture esterne: un metaforico libro aperto che racconta o lascia immaginare la vita di chi, nei secoli, ha scritto la storia locale, magari senza saperlo.

Oggi, invece, la vita si sviluppa attorno alla strada principale, cui fanno da ali file interminabili di case mono o bifamiliari, costruite in gruppi implacabilmente uguali.

Una strada fra tante

Una strada fra tante

Domina il colore rossiccio, nel senso che le abitazioni sono fatte di mattoni a vista, i muretti che le separano dalla strada sono in mattoni a vista, ed è rossa pure la piazzola di sosta della corriera.

I centri più importanti sono circondati da quello che mi piace chiamare l’anello dei parallelepipedi: un cordone sanitario di capannoni che ospitano i grandi centri commerciali, le rivendite di automobili, di macchinari e di tutto quello di cui pensa di aver bisogno il moderno consumatore.

Home sweet home

Home sweet home


Mi rendo conto che non è un quadro entusiasmante, e forse l’acido lattico mi sta giocando un brutto scherzo, ma garantisco che ogni volta che sono riuscito a uscire dalla morsa delle costruzioni e a fare un po’ di strada in ciò che resta dell’aperta campagna, beh, mi è sembrato di pedalare molto meglio.

Con tutto questo, sono arrivato in serata a Preston, che rientra già nella contea del Lancashire. All’arrivo ho chiesto indicazioni a due gentilissime cicliste, che mi hanno accompagnato fino in centro, a due passi dall’albergo.

Le mie guide

Le mie guide

Ho scattato loro una foto, che ho promesso di postare sul blog a mo’ di ringraziamento. Una delle due (purtroppo non ho raccolto i nomi) lavora per la contea e si occupa, manco a dirlo, di problemi di mobilità su due ruote. Nel breve tragitto fatto insieme lungo il fiume, mi ha raccontato di come si sia investito molto nella costruzione di un anello di una ventina di miglia di pista ciclabile attorno alla città, e di quanto l’investimento abbia fruttato in termini di miglioramento della mobilità, della salute generale e dell’ambiente. Non ho potuto far altro che darle ragione e, metaforicamente, allargare le braccia!

Solidarietà

Solidarietà

Andando a cena, mi è capitato di notare un assembramento nella piazza prospiciente il museo Harris, che è un edificio neoclassico che porta sul frontone una dedica benaugurante alla letteratura, alle arti e alle scienze.
Sembrava un normale mercatino, nel senso che dietro tre o quattro bancarelle alcune donne offrivano prodotti per lo più alimentari. Poco lontano, un gruppo di uomini pregava inginocchiato. Un giovane di origine indiana, Nasim, mi ha spiegato che si tratta di una iniziativa di beneficenza organizzata dalla comunità mussulmana di Preston a favore dei senzatetto della città, che risultano essere una cinquantina. E in effetti, un poco in disparte, un gruppo di persone piuttosto male in arnese aspettava pazientemente di poter ricevere cibo caldo a volontà e una buona riserva di prodotti da consumare in seguito. Ho parlato anche con uno di loro, un giovane, che mi ha spiegato quanto sia dura vivere all’addiaccio e quanto la polizia non tolleri più l’occupazione abusiva di edifici vuoti (squatting), pratica questa che in Inghilterra ha goduto per anni di una forma di semi impunità.

Nasim

Nasim

Vedere come la solidarietà possa avvicinare due gruppi così eterogenei è stato uno spettacolo insolito per me, ma non certo per una città in cui i mussulmani sono circa l’8% degli oltre 100.000 abitanti, mantengono 12 moschee e sono ben integrati nel tessuto socio-economico. Il mese di Ramadan finirà solo venerdì prossimo, per cui Nasim, come tutti lì, stava aspettando le nove di sera per poter bere e mangiare. È d’accordo con me nel dire che rispettare il Ramadan a queste latitudini è problematico. Mi spiega che nei paesi ancora più a Nord, dove il sole praticamente non tramonta, il muftì decide sulla durata del divieto: in genere si opta per 18-20 ore giornaliere di digiuno!

A non più di 200 metri dal luogo di questo insolito incontro, ho scoperto invece la Preston del sabato sera, che sembra essere dominata dai disco-pub, che riversano per strada musica ballabile di ogni genere già alle 8 di sera. L’impressione è che qui si raccolga buona parte della città, e infatti si vede veramente di tutto.

 

Stivale sobrio

Stivale sobrio

Uomini e donne si muovono in gruppi, occhieggiando e soppesandosi da un marciapiede all’altro della “high street”. Vola qualche fischio, qualche apprezzamento salace e qualche risatina: tanto, prima o poi si incontreranno in un locale o in un altro, dove verranno imbarcati da solerti buttadentro, che mostrano una densità di neuroni inversamente proporzionale al volume dei bicipiti. Le ragazze sono “tirate” a balestra: il risultato cromatico è spesso sconcertante e l’equilibrio è instabile su tacchi a spillo chilometrici, ma almeno si apprezza l’impegno.

Piccoli Beckham crescono

Piccoli Beckham crescono

I ragazzi invece girano in jeans e maglietta quando va bene, in short e canottiera quando va male. L’importante è mostrare un massimo di tatuaggi, principalmente sulle braccia, ma anche sui polpacci, dietro il collo e in fondo alla schiena. L’idolo è David Beckam, che a torso nudo sembra una maglia di Missoni.

Guido is back. E anche Panzio ha problemi di abbigliamento

Guido is back. E anche Panzio ha problemi di abbigliamento

Sono le 10 e qualche coppia (stagionata o appena costituita?) brancola già lungo la “high street” con andatura incerta.
Una di queste mi colpisce perché prova il brivido dell’eleganza: vestito lungo nero e filo di perle lei, giacca e pantalone lui. Addirittura, la cravatta: peccato che si fermi quattro dita sopra l’ombelico.
In loro onore, mi sembra che dal disco-pub esca addirittura la voce di Domenico Modugno che canta “Vecchio frack”.

O è forse “Vecchio fracking”, da ballare al ritmo di Cuadrilla ?

Vecchio fracking ?

Vecchio fracking ?