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Effetto speciale

Edimburgo-Perth. 48 miglia. 11-8-2013

Edimburgo-Perth. 48 miglia. 11-8-2013

La regola che di solito mi impongo quando viaggio in bicicletta prevede di restare lontano dalle grandi città. Salvo eccezioni. E la capitale scozzese, Edimburgo, è uno di quei posti per i quali un’eccezione è totalmente giustificata, soprattutto se ci si capita, come nel mio caso, durante lo svolgimento del Festival. Ad essere precisi, nel periodo tra fine luglio e fine agosto, di festival ce ne sono due: quello ufficiale, dedicato a opera, concerti e teatro di alto livello, e quello alternativo, il cosiddetto Fringe, che punta molto sui nuovi talenti del teatro, della comicità, della musica e della danza.

Vestito o moquette? A Edimburgo non conta

Vestito o moquette? A Edimburgo non conta

I due festival sono cominciati subito dopo la guerra, nel ’47, e per tanti anni hanno vissuto vite parallele, un po’ da separati in casa. Nelle intenzioni originarie, si rivolgevano a due pubblici diversi, sia come gusti che come disponibilità finanziaria. Oggi la discriminazione sta soprattutto nei prezzi, visto che il grosso degli eventi alternativi sono a offerta libera o a prezzi molto contenuti. I numeri di questa manifestazione sono impressionanti, e ne fanno il più grande festival dedicato alle arti dello spettacolo. Stiamo parlando, tanto per capirci, di 2800 spettacoli in tre settimane, sparsi in quasi 300 strutture ospitanti, cioè bar, ostelli, cinema, teatri, pub… Ci sono spettacoli a tutte le ore del giorno e fino a tarda notte. Gli artisti sono perlopiù anglofoni, ma l’anno scorso era rappresentata una quarantina di paesi.

Ho bevuto una birra con tre (bravi) comici scozzesi

Ho bevuto una birra con tre (bravi) comici scozzesi. O tre birre con uno di loro?

La qualità è quanto di più variabile si possa immaginare, ma nell’insieme la competizione ha portato ad un livellamento verso l’alto. Stesso discorso sui contenuti, dove si può passare da una rappresentazione di Shakespeare fino al delirio sperimentale. In quest’ultima categoria, mi piace ricordare quello che per me è lo spettacolo più strepitoso, riproposto quest’anno dopo il successo del 2012: un giovane vestito da gorilla, che a sua volta si veste da vecchio e dondola su una sedia (a dondolo) per 56 minuti esatti. Poi esce di scena. Fine. E intanto, un vichingo fa le parola crociate. Ovazione. Questo è il link.

 

Periferia

Periferia

Grazie a questo festival e ad altre manifestazioni internazionali, Edimburgo si è costruita una solidissima reputazione come capitale artistica. Si stima che la sua popolazione di mezzo milione di anime raddoppi durante il mese di agosto. Spettacoli a parte, quello che colpisce in questi giorni è la vitalità che si respira camminando per il centro, la massa cosmopolita di giovani che adesso li vedi bere una birra e cinque minuti dopo te li ritrovi in scena; o, se è per quello, in uno dei numerosissimi eventi improvvisati e non compresi nel calendario degli spettacoli che si svolgono nelle strade e nelle piazze: mimi, suonatori di cornamusa, gruppetti rock amplificati, artisti di strada nel senso più lato del termine.
Riassumendo: bello, vivace, vibrante, entusiasmante, indicato per tutti i giovani della fascia d’età 16-85.

Edimburgo

Edimburgo

E poi, il centro di Edimburgo è imponente, nonostante quasi tutti gli edifici siano costruiti in pietra grigia e non è un caso che sia patrimonio dell’Unesco. Un consiglio: fermarsi e restare con lo sguardo rivolto in alto, diciamo dai quattro metri in su, così si possono ammirare lo splendore dell’architettura e l’opulenza dello stile, e soprattutto evitare le brutture delle insegne urlate dei negozi. Partendo stamattina, ho anche visto la periferia di Edimburgo, che non fa eccezione rispetto alle periferie del resto del mondo: banale, a tratti povera, grigia. E stavolta il grigio non aggiunge fascino, bensì pesantezza.

Vista dal ponte

Vista dal ponte

Salutati gli amici Caroline e Mark (grazie per la cena) e passato l’avveniristico ponte sospeso che permette di continuare verso nord, ho affrontato una giornata che definirei classica: vento forte laterale o contrario e l’immancabile spruzzata di pioggia, che ho lasciato passare fermandomi in un pub. Ecco, l’esperienza del pub di campagna mi mancava, ma posso dire non è il massimo. Per carità, la gente è pacifica, ma l’entrata improvvisa di uno vestito da ciclista ha un impatto dirompente sulla monotonia secolare del posto, dove anche gli avventori sono ormai assimilati al mobilio. La parte più difficile, per una volta, è proprio la lingua. Devo abituarmi alla parlata scozzese, altrimenti diventa un rebus rispondere alle domande che ti fanno, anche quelle più semplici, figurarsi imbastire una conversazione.

Ma cosa dicono?

Ma cosa dicono?

Seduto in un angolo, ho preso una foto di straforo della barista e dei due clienti, ma non ho osato fare una registrazione. Di tutta la loro conversazione avrò capito tra sì e no il 30%. E il grosso di questa percentuale è composto da quella imprecazione tipica che comincia con la lettera “f” che tutti abbiamo sentito, ma che lì veniva ripetuta ogni tre parole, come un mantra. Non si finisce mai di imparare, soprattutto le parolacce…

Spettatore in kilt

Spettatore in kilt

Prima di arrivare a Perth, destinazione di giornata, finalmente un incontro simpatico. Un grande campo con l’erba verdissima, tosata corta alla perfezione, e un numero imprecisato di persone che giocavano a bocce. Dopo un po’ che li osservavo, mi hanno adottato, e a turno mi hanno spiegato le regole del gioco e mi hanno invitato pure a fare una partita, se solo fossi rimasto. Due cose mi hanno colpito: la prima è il fatto che si giochi sull’erba e col pallino a una quarantina di metri dai giocatori (in Italia, non mi risulta); e poi, le bocce stesse che, pur essendo tonde, per un effetto ottico dovuto a certe scanalature sembrano schiacciate.

Boccia a riposo

Boccia a riposo

E hanno pure un comportamento strano. Infatti, non hanno composizione omogenea e ai due lati opposti (diciamo ai due poli) contengono dei pesi. Il risultato è che i giocatori riescono a dare l’effetto alle bocce, facendo percorrere loro delle ampie traiettorie ad arco. Quando finisce l’inerzia, la boccia si “adagia” sulla parte più pesante!

1859. Si giocava a bocce prima di giocare a calcio

1859. Si giocava a bocce prima di giocare a calcio

Scopro che il club in questione esiste da 154 anni e partecipa alle competizioni internazionali. Già, perché quando c’è da competere, qua non si guarda in faccia a nessuno: Galles, Inghilterra e Irlanda del Nord diventano nemici acerrimi, alla faccia del Regno Unito, per non parlare del resto del mondo anglofono. Salta fuori che esiste il torneo delle 8 Nazioni di Bocce su Prato (un po’ come il Sei Nazioni di rugby), E finanche i Giochi del Commonwealth di specialità. Addirittura, sono in corso i tornei di qualificazione per l’Open Internazionale 2013.

Ma qui devo aprire una parentesi “politica”.

Banca cooperativa

Banca cooperativa

Ora, è innegabile che il movimento cooperativo vanti radici profondissime nel Regno Unito, al punto che la prima cooperativa di consumo recensita risale al 1769.

Cooperativa alimentare

Cooperativa alimentare

Senza entrare nei dettagli, durante il viaggio avevo acquisito una nutrita documentazione fotografica, da cui si capisce che le cooperative si occupano degli aspetti più vari della vita dei loro associati, dagli alimentari, ai risparmi, all’abbigliamento, ai viaggi…

 

Cooperativa viaggi

Cooperativa viaggi

Ma che l’Open Internazionale di Bocce su Prato, che indubbiamente attira un pubblico, diciamo così, non proprio giovanissimo, abbia come sponsor unico e riconosciuto proprio la Cooperative delle Pompe Funebri… questo proprio no.

Gli increduli possono cliccare sul link.

Io non sono superstizioso, ma se mai giocassi quel torneo, mi girerebbero con l’effetto.
E non solo le bocce.

Grattatio pallorum, omnia mala fugat

Grattatio pallorum, omnia mala fugat

Viva l’Europa

Carlisle-Selkirk. 54.5 miglia  8-8-2013

Carlisle-Selkirk. 54.5 miglia 8-8-2013

E così, a forza di pedalare verso nord, sono arrivato in Albania!

Già, perché con buona pace dei Romani, dopo la loro partenza (e per buona parte del Medioevo) non si parlò più di Caledonia. Tornò in voga il nome di origine gaelica con cui era conosciuto il territorio grosso modo a nord di Edimburgo: Alba! Da qui l’abitudine di parlare di Albania, o Albany.
Con un nuovo passaggio dal latino, emerse poi quella “Albione” che finì per identificare l’intera isola e a cui i francesi prima e il fascismo poi pensarono bene di associare l’aggettivo “perfida”.

Alba vi dà il benvenuto

Alba vi dà il benvenuto

Per complicare ancora un po’ le cose, è utile segnalare che quella che i Romani chiamavano “Hibernia” e oggi va sotto il nome di Irlanda, era conosciuta come Scozia, in quanto patria degli “Scoti”, o “Gaeli” (dal nome della lingua che parlavano, appunto il gaelico), che colonizzarono la Scozia attuale. Chiaro?

 

Selkirk-Edimburgo  45 miglia. 9-8-2013

Selkirk-Edimburgo 45 miglia. 9-8-2013

A parte le stranezze e le etimologie storiche, la sostanza del discorso è che ho finalmente superato il confine che separa l’Inghilterra dalla Scozia, pochi chilometri a nord del Vallo di Adriano. A questo proposito, per confermare che l’inglese vero non è quello delle dispense che si vendono in edicola, aggiungo al post di oggi un altro spezzone di Michael Young, l’inimitabile guida del forte di Vindolanda che spiega (credo) che i Romani non buttavano via niente degli animali che macellavano: le ossa servivano a fare la colla, il sangue a conciare la pelle, e via discorrendo. O forse parla di tutt’altro, ma questo è il bello del dialetto di Newcastle.  Per ascoltarlo, cliccate qui.

O no?

O no?

Sempre parlando del Muro, ancora un piccolo aneddoto. Helen, la guida al forte di Vercovicium (oggi noto come Housesteads), ha cominciato la visita chiedendo da dove venivano i partecipanti. C’erano molti inglesi e qualche scozzese; poi australiani e neozelandesi, sconvolti perché la cosa più vecchia che avevano mai visto fino a quel giorno era una foto della nonna, e infine c’ero io. Non ho resistito e quando mi ha chiesto di presentarmi ho detto, guardandomi attorno, che ero di Roma e che ero venuto a verificare lo stato della mia proprietà! Ovviamente l’ha presa sul ridere e mi ha nominato sul campo esperto di storia romana e suo assistente.

Prima di cominciare l’ultima parte del viaggio, che la guida giudica come la più difficile per via delle montagne e del clima piovoso (cominciamo bene), vale la pena fare una ultima considerazione sulla prima parte del percorso, in cui ho attraversato soprattutto il territorio inglese, sulla direttrice sud ovest-nord ovest.

Certi Celti...

Certi Celti…

La domanda che ormai tutti in Europa si pongono è di sapere se il Regno Unito rimarrà nell’Unione europea e, in subordine, se la Scozia resterà legata all’Inghilterra o sceglierà l’indipendenza (e eventualmente di restare nell’UE). Alla seconda domanda avremo in parte una risposta il 18 settembre dell’anno prossimo, giorno scelto per il referendum scozzese. Sulla prima questione invece, i pareri sono discordanti. Quel che è certo è che la campagna contro l’UE è condotta in maniera forsennata e costante e anche un po’ sleale dal mio punto di vista. Do un solo esempio, piccolo ma significativo di quello che intendo dire.

Qualche giorno fa scrivevo del campionato mondiale per incantatori di vermi (vedi: Vieni fuori, brutto verme!). Sulla pagina del sito che descrive la storia della competizione sta scritto che “le dimensioni delle parcelle di terreno sono aumentate da 3 iarde per 3 a 3 metri per 3, per conformarsi ai requisiti CEE”. Requisiti CEE? Se qualcuno mi trova copia di questi fantomatici requisiti, giuro che gli offro una cena a base di ostriche e champagne. È chiaro che chiunque legga questa affermazione senza sapere che è una gigantesca fesseria, si convincerà ancor più del fatto che l’Europa è inutile e che gli euroburocrati non hanno alcun diritto di interferire con l’habitat degli splendidi vermi britannici.

L'eccezione che conferma la regola

L’eccezione che conferma la regola

Buona parte della stampa ha poi preso la brutta abitudine di attribuire alla UE ogni sorta di nefandezza, presentando dati di fatto in maniera tendenziosa, oppure inventando scoop di sana pianta. Solo negli ultimi mesi, all’Europa è stata attribuita l’intenzione di:

1Imporre una tassa sulla carne che farà aumentare il prezzo del tradizionale arrosto domenicale.
2 Voler cambiare il sistema giudiziario del Regno Unito e controllare i suoi giornalisti
3 Fare una lista nera delle spiagge, in cui sarà vietato andare a nuotare
4 Vietare la vendita di marmellata con meno del 60% di zucchero
5 Vietare i profumi
6 Ridurre la potenza degli aspirapolvere
7 Finanziare film europei “noiosi”
8 Vietare alle parrucchiere di portare tacchi alti e gioielli mentre lavorano e

dulcis in fundo…

9 impedire alle chiese anglicane di cacciar via i pipistrelli che con i loro escrementi le rovinano più di quanto non avesse fatto Oliver Cromwell!

Mi fermo qua per carità di patria, ma poi non stupiamoci se qualcuno si forma un’opinione su fatti del genere e piazza sul parafango l’adesivo che ritraggo nella foto!

Amo l'Europa ma odio l'UE?

Amo l’Europa ma odio l’UE?

Comunque, se questo è il livello, mi adeguo anch’io.

Perché il Regno Unito possa restare nell’Unione europea, occorre porre fine ad alcuni fattori storicamente discriminanti nei confronti del resto del mondo. Due proposte legislative dell’Unione europea, in particolare, sono imprescindibili:

1 direttiva sul divieto d’uso della moquette e obbligo di parquet per i pavimenti. In tutti gli alberghi in cui sono transitato sembrava di camminare su uno strato di gommapiuma. Per fortuna non sono allergico a polvere e acari, ma solo un microbiologo saprebbe dirmi cosa stavo calpestando.

Crewe- Moquette d'albergo

Crewe- Moquette d’albergo

Per di più, in ogni singolo albergo inglese la moquette era di colore rosso, o una sua variazione. In Scozia è diventata verde, ma la sostanza non cambia. Vantaggio ulteriore: si potranno usare aspirapolvere meno potenti (vedi bufala n.6 qui sopra)

Moquette scozzese

Edimburgo – Moquette scozzese

2 regolamento che vieta da subito l’uso di rubinetti separati per acqua calda e fredda e impone l’uso del miscelatore. Adesso, per lavarsi la faccia si devono mettere le mani prima sotto l’acqua fredda, poi quella calda e sperare di indovinare le proporzioni. Se si sbaglia l’ordine, ci si ustiona. Il massimo della perfidia (ah, Albione!) l’ho fotografato per gli scettici: è il finto miscelatore, dove il flusso bollente e quello ghiacciato corrono paralleli ma distinti.

Caldo a sinistra, freddo a destra

Caldo a sinistra, freddo a destra

Da una parte una colata di lava, pochi millimetri più in là un fiume polare. L’effetto sulle mani è drammatico! Vantaggio collaterale: non ci sarà bisogno della laurea per fare la doccia. Ogni albergo ha un sistema diverso, e quando arrivo la sera devo districarmi fra manopole graduate con numeri rossi, frecce blu e interruttori, perché la maggior parte delle docce funziona con la corrente!

Evviva il dirigismo europeo!

E per i vermi, dimensioni minime del terreno: 4 metri per quattro!